Sindrome di Cushing | |
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Aspetto del viso di un paziente dopo tre mesi di trattamento con fluticasone per via inalatoria[1] |
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Specialità |
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Prolungata esposizione al cortisolo |
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Incidenza mondiale |
2–3 casi per milione di persone per anno |
Classificazione e risorse esterne (EN) |
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Sinonimi |
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Ipercortisolismo Sindrome di Itsenko-Cushing Iperadrenocorticismo |
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Eponimi |
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La sindrome di Cushing (o ipercortisolismo) è un insieme di segni e sintomi dovuti a un’esposizione prolungata al cortisolo.[2][3] Questi possono includere l’ipertensione, un’obesità addominale ma braccia e gambe sottili, smagliature rossastre, un viso rosso tondo, una massa grassa tra le spalle (il cosiddetto “gibbo di bufalo”), debolezza muscolare, osteoporosi, acne e pelle fragile che guarisce male.[4] Le donne possono avere più capelli e mestruazioni irregolari.[4] Occasionalmente si possono riscontrare anche cambiamenti di umore, mal di testa e una sensazione cronica di stanchezza.[4]
La sindrome di Cushing può essere causata da un eccesso di alcuni farmaci, come il cortisolo o il prednisone, o da una eccessiva produzione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali, talvolta in seguito a una neoplasia.[5] I casi conseguenti a un adenoma pituitario ACTH-secernente sono noti come malattia di Cushing[2] che rappresenta la seconda causa più comune della sindrome dopo i farmaci.[2] Vi sono anche diversi altri tipi di tumori che possono causare questa sindrome[2][6] e alcuni di questi sono associati a malattie ereditarie come la neoplasia endocrina multipla di tipo 1 e il complesso di Carney.[7] La diagnosi richiede una serie di passaggi[8]: il primo consiste nel controllare i farmaci che il paziente assume e, successivamente, misurare i livelli di cortisolo nelle urine, nella saliva o nel sangue dopo l’assunzione di desametasone.[8] Se i risultati di questo esame appaiono anormali, il cortisolo può essere misurato a tarda notte. Se anche così i livelli rimangono alti, può essere eseguito un esame del sangue per valutare i valori di ACTH al fine di determinare se l’ipofisi è coinvolta.[8]
La maggior parte dei casi può essere trattato e curato.[9]